Il sequestro del carbonio

La riduzione della concentrazione di gas serra in atmosfera, tra cui la CO2, è fra le priorità ambientali del nostro pianeta. Il sequestro del carbonio rappresenta una delle possibili opzioni per diminuire l’anidride carbonica atmosferica, una strategia volta a favorire il trasferimento della CO2 atmosferica nella biomassa vegetale e a ridurre la velocità della decomposizione che riporta il carbonio in atmosfera.

 

Dove è possibile sequestrare il carbonio?

Le foreste sono tra gli ecosistemi in cui è possibile incrementare lo stock di carbonio. In Italia e in Europa tra gli ecosistemi forestali più diffusi vi sono i boschi a dominanza di faggio. Le faggete sono molto estese anche in Emilia-Romagna oltre i 900 m s.l.m. In questi ecosistemi la principale strategia applicabile è quella che prevede l’incremento della densità di carbonio per unità di superficie.

 

Ma come si sequestra il carbonio?

Dal punto di vista operativo, il sequestro del carbonio può essere favorito incrementando lo stock di carbonio e riducendo i tassi di decomposizione nei comparti principali in cui il carbonio è conservato: alberi, legno morto e suolo. Ma andiamo a vedere nel dettaglio come si può intervenire in ciascuno di questi comparti.

Lo stock nel comparto epigeo (la porzione emersa degli alberi) può essere arricchito incrementando la crescita secondaria, ovvero l’accrescimento del diametro del tronco. Questa può essere favorita attraverso il diradamento forestale, che consiste nella riduzione della competizione mediante eliminazione di alcuni individui selezionati. Questo metodo di gestione è ampiamente riconosciuto nella letteratura internazionale e, oltre all’accrescimento secondario delle piante, può favorire lo sviluppo di stand disetanei, cioè costituiti da alberi in diverse fasi di sviluppo. Ciò determina un aumento della complessità strutturale della foresta e contribuisce in tal modo ad un ulteriore incremento dello stock di carbonio epigeo.

Per ciò che riguarda il legno morto, invece, questo rappresenta il comparto più depauperato nelle foreste gestite dall’uomo. Per ragioni storiche e selvicolturali, il legno morto nei boschi gestiti è tra il 2% e il 30% rispetto a quella presente nei boschi naturaliformi. Anche nelle faggete dell’Emilia-Romagna i volumi stimati, che si aggirano intorno agli 8,3 m3 ha-1, appaiono irrisori se confrontati con i dati relativi alla necromassa in faggete vetuste (circa 100 m3 ha-1 in UK e 65 m3 ha-1 in Italia). Tuttavia il ruolo del legno morto nell’incremento dello stock di carbonio è fondamentale e ampiamente riconosciuto dalla letteratura scientifica, che identifica due metodi principali utili all’accrescimento del sequestro del carbonio: 1) aumentare il rilascio di piante morte negli ambienti forestali e 2) diminuire i tassi di decomposizione dei detriti legnosi.

Infine, il suolo rappresenta il comparto contenente la maggior parte del carbonio organico presente nei sistemi forestali e, pertanto, rappresenta un aspetto fondamentale della pianificazione del sequestro del carbonio. Per aumentare la densità di carbonio in questo comparto possono essere adottate due strategie principali: aumentare la materia organica nel suolo e rallentarne il processo di decomposizione. A tal fine, l’utilizzo del biochar, un residuo solido composto al 60-80% da carbonio ottenuto mediante pirolisi di biomasse di origine agricola e forestale, può rappresentare una win-win strategy in quanto risponde all’esigenza di sequestro del carbonio nei suoli ed è un prodotto di scarto derivante da un processo che produce energia. Il ruolo del biochar nella mitigazione dell’emissione dei gas serra è stato ampiamente documentato in agricoltura, mentre gli studi in ambienti forestali non sono molti. Anche nelle faggete l’applicazione del biochar può risultare vantaggiosa, tuttavia è estremamente importante verificare la reale efficacia di questo metodo mediante approcci sperimentali.

 

È pertanto in questo contesto che nasce e si sviluppa il progetto INSCAPE, che ha come obiettivo principale l’innovazione dei metodi di gestione forestale all’interno delle faggete dell’Appennino al fine di renderli più sostenibili.

 

In cosa consiste esattamente il progetto? Quali sono i risultati attesi?

Guarda la sezione dedicata al progetto INSCAPE e scopri di più guardando i video e il materiale divulgativo!