Azione 3.2

INCREMENTO DEL LEGNO MORTO E RIDUZIONE DEI TASSI DI DECOMPOSIZIONE DEL LEGNO MORTO E DELLA MATERIA ORGANICA NEL SUOLO

Questa azione ha come obiettivo l’incremento del legno morto e la riduzione dei tassi di decomposizione di questo (Attività 1) e la riduzione dei tassi di decomposizione della materia organica nel suolo (Attività 2).

L’azione si svolge negli stessi stand individuati nell’Azione 3.1 ed è sviluppata mediante i trattamenti di diradamento in essa descritti.

 

ATTIVITA' 1: Incremento dello stock di carbonio e riduzione dei tassi di decomposizione del legno morto

In tutti i trattamenti di diradamento gli alberi morti sono lasciati in bosco.

Per misurare la decomposizione degli alberi morti caduti a terra e quelli in piedi si utilizzano dei cubi di legno di faggio di 10 cm di lato. I cubi sono stati posizionati a terra e a diverse altezze: sulle ceppaie ricavate dal taglio degli esemplari arborei e sulle cataste realizzate come descritto nell’Azione 3.3 su tronchi appositamente ricavati e collocati all’interno di ciascun trattamento. In ciascuna delle 6 aree sperimentali sono stati posizionati 12 cubi per ciascuna posizione per consentire il prelievo di una coppia di cubi dopo 6, 12, 18, 24, 36 e 48 mesi allo scopo di costruire una curva dei tassi di decomposizione.

La misura finale della decomposizione sarà stimata confrontando il peso secco finale dei cubi con il loro peso iniziale, stimato all’inizio dell’esperimento.

 

Cubi di faggio posizionati a terra per la stima dei tassi di decomposizione del legno morto caduto in faggeta. Prato Spilla (PR), maggio 2021.

 

 

ATTIVITA' 2: Riduzione dei tassi di decomposizione nel suolo

Gli effetti dei diradamenti sulla decomposizione della materia organica nel suolo sono di grande interesse per la conservazione dello stock di C nei sistemi forestali. Per valutare gli effetti di diverse gestioni forestali sulla velocità di decomposizione della materia organica nel suolo si utilizzano campioni di lettiera costituiti da materiale standard. In particolare, vengono impiegate nelle sperimentazioni le bustine di tè, rosso e verde, seguendo le indicazioni di protocolli scientifici internazionali (Teabag Index).

L’attività prevede il sotterramento di una coppia di bustine di tè rosso e una di tè verde per 3 mesi durante la stagione estiva in ognuna delle aree coinvolte nel progetto e, in particolare, in ciascuno dei trattamenti di diradamento applicati (vedi Azione 3.1). Al termine del periodo di incubazione le bustine vengono recuperate e pesate. Il confronto del peso secco finale delle bustine di tè con il loro peso iniziale, stimato all’inizio dell’esperimento, consente di misurare la velocità di decomposizione della materia organica nel suolo nei diversi trattamenti di diradamento a seguito di diversi interventi di rilascio del legno morto (i.e. alberi abbattuti o cercinati), consentendo così di identificare il metodo migliore per diminuire la decomposizione della MO nel suolo.

 

                        
Bustine di tè verde e tè rosso (immagine a sinistra) seppellite nei siti sperimentali (immagine a destra) durante la stagione estiva per stimare i tassi di decomposizione della materia organica nel suolo.

 

                               

Logica dell’esperimento

Incrementare la permanenza del carbonio nei tessuti morti delle piante e rallentare i processi di decomposizione nel suolo può favorire il sequestro del carbonio del bosco e ridurre il rilascio di anidride carbonica in atmosfera.

 

Come si incrementa la permanenza del carbonio nei tessuti morti delle piante?

La permanenza può essere favorita lasciando in bosco gli alberi morti in seguito ai trattamenti di diradamento. Ciò comporta un aumento del legno morto, ovvero un aumento in bosco del magazzino di carbonio sequestrato all’interno del legno nel corso della vita di una pianta.

Tuttavia non basta incrementare la presenza di legno morto in foresta, è anche necessario rallentare i naturali processi di degrado del materiale che determinano il rilascio di CO2 in atmosfera.  Infatti la decomposizione graduale del legno ad opera di invertebrati, funghi e batteri rilascia in atmosfera parte del carbonio intrappolato nei tessuti morti e diminuisce lo stock di carbonio forestale. Il legno, decomponendosi, entra gradualmente a far parte della materia organica nel suolo, dove viene ulteriormente decomposto fino ad un totale rilascio in atmosfera del carbonio precedentemente immagazzinato dalla foresta. Questi sono processi naturali, che non possono (e non devono) essere ostacolati, tuttavia è possibile agire sulla loro velocità.

 

Come si rallenta la decomposizione del legno morto e della materia organica nel suolo?

I processi di decomposizione sono strettamente dipendenti dalle condizioni microclimatiche presenti di un determinato sito, in particolare da temperatura e umidità. Le condizioni microclimatiche, a loro volta, sono influenzate dal tipo di intervento di diradamento selettivo operato nel bosco, in quanto un certo tipo di gestione può determinare le condizioni termiche e di umidità in un sito. Se le condizioni sono meno favorevoli alla decomposizione i processi degradativi rallentano e diminuisce anche il rilascio di CO2 in atmosfera.

Nell’ambito del progetto INSCAPE vogliamo valutare quale è il metodo migliore di rilascio del legno morto – albero morto in piedi o albero caduto – per rallentare il processo di decomposizione del legno morto in bosco. Per questo motivo stiamo effettuando degli esperimenti ad hoc negli stand sperimentali dell’Azione 3.1, ovvero in aree con alberi abbattuti o con alberi cercinati.

Per ciò che concerne la decomposizione del legno morto, si stima che l’abbattimento delle piante ne favorisca il degrado, contrariamente alla cercinatura, che dovrebbe rallentare la decomposizione del legno morto rimasto in piedi. In ugual modo, per la materia organica nel suolo si stima che gli effetti dei diradamenti aumentino i tassi di decomposizione della materia organica esponendo il suolo a temperature maggiori rispetto alle temperature solitamente sperimentate sotto la copertura delle chiome. Al contrario, i tassi di decomposizione nei trattamenti con alberi cercinati, rispetto ai trattamenti con alberi abbattuti, saranno probabilmente inferiori in virtù dell’effetto della copertura degli alberi morti in piedi.

 

Come si fa a stimare in quale misura i trattamenti influenzano la velocità di decomposizione rispetto alle condizioni naturali?

Si registrano i tassi di decomposizione di legno morto e materia organica nel suolo in aree chiamate di “controllo”, cioè non sottoposte ad alcun trattamento di diradamento forestale.  

Per stimare l’effetto dei trattamenti sulla velocità di decomposizione si confronteranno i valori ottenuti nelle aree dove sono stati effettuati gli interventi di diradamento e cercinatura con quelli registrati nei controlli.

 

I diversi metodi di diradamento modificano in modo diverso la temperatura, l’umidità, la disponibilità di luce e di nutrienti e ci permetteranno di capire quale metodo sia preferibile per favorire la permanenza del legno morto e della materia organica, ovvero del carbonio, nei boschi.